Cos’è il dropshipping?
Facciamo un po’ di chiarezza, per coloro che non sono esperti al mondo degli e-commerce, ma vorrebbero intraprendere un’attività di commercio sul web.
Il dropshipping è una nuova forma di vendita online, che permette al venditore di commerciare dei prodotti che non sono fisicamente presenti nel suo magazzino. In generale, il venditore si appoggia direttamente al produttore, che detiene i prodotti nella propria sede, fino al momento della vendita. Dunque, nel dropshipping, il venditore ha il compito di pubblicizzare e promuovere la merce in vendita, concludendo in prima persona le transazioni. Una volta
ricevuto l’ordine, il venditore o inoltra al produttore, che provvederà ad effettuare la spedizione (occupandosi, dunque, dell’imballaggio, etc.).
È chiaro che un sistema così congegnato libera il venditore di alcune seccature come quello dell’approvvigionamento delle scorte, la gestione delle giacenze, ma soprattutto l’imballaggio dei prodotti e la spedizione, che ricadono come dicevamo nelle competenze dei fornitori, detti anche dropshipper. I costi dei quali il venditore non può sollevarsi, però, sono quelli relativi alla realizzazione del negozio online e alla sua gestione, ossia della piattaforma e-commerce tramite la quale metterà in vetrina il proprio portfolio di prodotti e di tutto ciò che la sua apertura comporta.
Come avviare un’attività di dropshipping?
Adesso parliamo degli adempimenti burocratici e fiscali, che chi desidera avviare un’attività di dropshipping è tenuto a rispettare. Ecco i principali passaggi per entrare nel settore della vendita online tramite dropshipping:
1 . Trovare i fornitori/produttori con cui collaborare
Per prima cosa, l’aspirante venditore dovrà trovare uno o più fornitori disposti a collaborare con lui. È importante saper scegliere collaboratori affidabili, che rispettino le condizioni e paghino puntualmente le commissioni.
2. Aprire la Partita IVA per dropshipping (vendita online)
La legislazione attuale prevede la possibilità di vendere dei prodotti (online, ma anche in maniera diretta) senza Partita IVA, rilasciando una semplice ricevuta fiscale (con indicazione del prodotto e della cifra ricavata).
Tuttavia, per forme di collaborazione durature, come nel caso del dropshipping, l’attività non può essere considerata occasionale e, pertanto, l’aspirante venditore è obbligato ad aprire la Partita IVA.
Come aprire la Partita IVA?
Dato che si tratta di un’attività recente, la vendita online è stata disciplinata, per la prima volta, nel 1998, con il Decreto Bersani. Il Decreto ha, di fatto, accomunato gli e-commerce alle altre forme di vendita a distanza: ciò significa che il venditore online dovrà attenersi alle medesime disposizioni previste per il commercio.
L’apertura della Partita IVA per dropshipping può essere effettuata presso lo studio di un commercialista, un CAF o anche in autonomia, inviando la comunicazione telematica. Tuttavia, nonostante la procedura sia semplice e gratuita, è bene poter contare sul supporto di una figura specializzata, per portare a termine correttamente i passaggi e, soprattutto, essere certi di scegliere il Codice Ateco ed il regime fiscale più adeguati.
Qual è il Codice Ateco per il dropshipping?
Il Codice ATECO per vendere tramite dropshipping è lo stesso per la vendita online “tradizionale”:
- 47.91.10 – Commercio al dettaglio di prodotti via internet
Qual è il regime fiscale più conveniente?
Una volta selezionato il Codice ATECO, occorre valutare la scelta tra regime ordinario e regime forfettario.
Quest’ultimo rappresenta, attualmente, l’opzione più conveniente per tutti coloro che desiderano avviare un’attività di dropshipping. Infatti, aderendo al regime forfettario, verserai solamente il 15% di imposte sul tuo reddito imponibile e potrai usufruire di vari vantaggi e agevolazioni fiscali, come la possibilità di operare in franchigia IVA.
Inoltre, se sei in possesso dei requisiti per l’aliquota start-up, per i primi 5 anni le imposte scendono al 5%.
Per assoggettarti al regime forfettario, non devi superare i 65.000 euro annui di fatturato.
1. Iscrizione al Registro delle Imprese
Per le attività commerciali – compresa la vendita online tramite dropshipping – è necessario effettuare l’iscrizione al Registro delle Imprese presso la Camera di Commercio, per ottenere il proprio numero identificativo.
Il costo di questa operazione si aggira intorno ai 130 euro.
2. Compilazione SCIA
La SCIA (Segnalazione Certificata di Avvio Attività) consiste nella segnalazione, al proprio Comune di Residenza, della nuova attività di vendita online. Attenzione: mentre, per i negozi fisici, è necessario indicare la sede del punto vendita, per gli e-commerce e, a maggior ragione, per il dropshipping, ti basterà l’indirizzo della tua abitazione.
Quali sono gli obblighi fiscali e contributivi?
Come abbiamo visto, la vendita online tramite dropshipping viene, di fatto, assimilata ad altre forme di vendita per corrispondenza. Ne deriva che gli adempimenti fiscali e contributivi sono gli stessi dei “comuni venditori”.
Come emettere fattura per il dropshipping?
Il dropshipping è una tipologia di vendita online, per così dire, un po’ anomala. Il seller (cioè colui che si occupa della vendita), di fatto, non vende direttamente nulla, in quanto assolve la funzione di un semplice intermediario. I suoi guadagni, come abbiamo visto, si basano sulle commissioni, cioè su una percentuale sul venduto concordata con lo stesso fornitore/produttore.
La fatturazione, dunque, viene emessa nei riguardi di chi eroga tale commissione, cioè verso la ditta con la quale il seller ha sottoscritto un contratto. Se la ditta è italiana, come Hoplix, sarà sufficiente una comune fattura che riporti la cifra percepita durante il periodo di riferimento (solitamente, i pagamenti avvengono ogni quindici o trenta giorni); ricordiamo che, se il seller ha optato per il regime forfettario, non sarà soggetto al versamento dell’IVA.
Se l’azienda produttrice si trova all’estero, in un Paese della Comunità Europea, la fattura non dovrà contenere l’IVA, bensì sarà sufficiente inserire la dicitura: operazione effettuata secondo inversione contabile (detta anche reverse charge) e l’articolo di riferimento. Ricordiamo, inoltre, che le fatture verso committenti UE vanno dichiarate con cadenza trimestrale, utilizzando il modello Intrastat.
Infine, se il fornitore ha sede in un Paese Extraeuropeo occorrerà emettere una fattura senza IVA, inserendo la seguente dicitura: operazione non soggetta, ex articolo 7-ter, comma 1, lettera a) del DPR n. 633/72.
Quali sono i contributi per il dropshipping?
Chi opera nel settore del dropshipping ha l’obbligo di iscriversi, come tutti i commercianti, alla relativa sezione INPS, il che comporta il versamento di contributi in una percentuale sia fissa che variabile:
- contributi fissi: pari a circa 3.600 euro (suddivisi in quattro rate) sul reddito minimale (circa 15.000 euro);
- contributi variabili, calcolati a percentuale sulla soglia eccedente.
In conclusione…
Il dropshipping è, certamente, una buona opportunità per chi desidera mettersi in gioco con una professione innovativa e stimolante, pur non disponendo di una somma ingente per avviare la propria attività. Appoggiarsi ad un fornitore, infatti, permette al seller di ridurre nettamente le spese di partenza che, in questo caso, saranno davvero minime. Il lavoro può essere svolto, infatti, anche da casa o da una qualsiasi postazione dotata di PC e connessione!
Ciò non significa che, con tanto impegno ed una buona strategia, il dropshipping non possa diventare un’attività remunerativa: scegliendo bene i tuoi fornitori (e puntando su prodotti di qualità), potrai ritagliarti una fetta di mercato e, dunque, ottenere dei guadagni regolari, che aumenteranno con il passare del tempo.