Il merchandising personalizzato per musei, mostre e siti culturali in tutta Italia, sta diventando sempre più una forma d’arte, una forma d’espressione ed anche…  una forma di business.

La prima iniziativa di business merchandising museale più strettamente intesa può essere invece riferita alla iniziativa promossa nel 1871 dal Metropolitan Museum of Art di New York che decide di affidare all’incisore parigino Jules Jacquemart l’esecuzione di dieci tavole riproducenti le opere di antichi maestri recentemente acquisite dal museo, per essere vendute (a caro prezzo) con il marchio editoriale del museo.

Più recente, abbiamo Keith Haring, che si inventò il Pop Shop, aperto nel 1986 a Manhattan, per vendere ogni oggetto possibile, dalle stampe ai sottobicchieri ai portachiavi. Del resto, il suo maestro era Andy Warhol, capostipite di questo cortocircuito tra artisti e consumatori. Oggi a portare avanti quell’eredità ci pensano Damien Hirst, con la sua catena di negozi Other Criteria, dove si può trovare persino carta igienica autografata, e Takashi Murakami, il cui lavoro intreccia da sempre l’arte e la cultura pop. Anche Tracey Emin e David Shrigley hanno i loro shop online per fare contenti i fan. Vi serve un portauovo d’autore, per una colazione fuori dal comune? Lì potete trovarlo.

Libertà di espressione ed inventiva del mondo culturale ed artistico, si collega al mondo dell’e-commerce e del business online.

merchandising

Ovviamente con l’era digitale anche il mercato del merchandising è cambiato, ma ancora non del tutto. Deve e può cambiare in maniera più smart.

Leggendo Musei-it.com, prenderò in analisi un interesse comune:

Come possono oggi i musei usufruire del commercio elettronico?

Se definiamo l’e-commerce come “tutte le transazioni online in cui un pagamento viene effettuato o modificato” allora i musei possono usare l’e-commerce per:

  1. biglietti per collezioni permanenti, mostre temporanee, eventi, visite guidate

  2. servizi quali audio e video guide, diritti di riproduzione delle immagini, affitto di spazi o opere

  3. shop di gadget, libri, opere artistiche fisiche o digitali

  4. fundraising tramite membership e donazioni

  5. registrazioni a corsi, workshop, seminari e conferenze

Come è noto una visita allo shop costituisce oggi un importante complemento dell’esperienza del visitatore. In questo senso un web shop fornito, usabile ed efficiente può risultare uno strumento efficace per “agganciare” l’utente anche al di fuori del contesto della visita, integrandosi bene con lo shop fisico. Prima di aprire uno shop però il museo deve essere in grado di gestire la parte più complessa di un e-commerce, e cioè la logistica. La rapidità e precisione di gestione dell’ordine, delle consegne e degli eventuali resi è centrale per il successo ed è un fattore spesso sottovalutato.

 

Esempio: Lo shop del Walker Art Center di Minneapolis.

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Nel 2015 il Walker Art Center di Minneapolis ha provato ad aggiungere al proprio shop, a fianco ai classici libri e gadget, anche “oggetti intangibili” sviluppati da artisti come messaggi creativi per segreterie telefoniche, set di foto per snapchat, ecc. L’iniziativa ha avuto una vasta eco stampa ma non deve aver raggiunto volumi sufficienti di vendita, dato che ad oggi non si trova più traccia di questi oggetti nello shop.

Più in generale è importante secondo noi considerare tutto l’ambito dello shop e del merchandising come una grande occasione culturale, non solo di raccolta fondi. Lo shop è oggi l’indispensabile complemento della visita al museo, sia dal vivo che online; aumentare  la “permanenza” di una visita culturale dovrebbe essere un obbiettivo che il museo dovrebbe perseguire con ogni mezzo, perché parte rilevante della propria mission.

 

In Italia, uno shop di merchandising importante, sia in maniera fisica che online, è dei Musei Vaticani.

 

 

I Musei Vaticani sono stati fondati da papa Giulio II nel XVI secolo, occupano gran parte del vasto cortile del Belvedere e sono una delle raccolte d’arte più grandi del mondo, dal momento che espongono l’enorme collezione di opere d’arte accumulata nei secoli dai papi: la Cappella Sistina e gli appartamenti papali affrescati da Michelangelo e Raffaello sono parte delle opere che i visitatori possono ammirare nel loro percorso. Benché i musei si trovino interamente in territorio vaticano, il loro ingresso si trova in territorio italiano, in viale Vaticano 6 a Roma. Il museo ha un’affluenza media annua di circa sei milioni e mezzo di visitatori da tutto il mondo.

Ovviamente l’acquisto sul sito è consentito esclusivamente per uso privato e non per attività commerciali. Per acquistare è necessario essere muniti di un proprio indirizzo di posta elettronica per attivare un account sul sito. Lo Shop on line dei Musei Vaticani ha anche negozi al dettaglio e si possono acquistare dei prodotti all’interno dei Musei Vaticani durante la visita o prima di acquistare il biglietto direttamente all’ingresso dei Musei Vaticani.

Ma in tutta Italia le realtà che si occupano di questo settore sono ancora poche in confronto all’abbondanza del patrimonio storico artistico italiano. Come evidenziato dall’Ufficio Studi del Ministero, si tratta di un settore in crescita e di successo, con ottime potenzialità, e con un target di clienti vastissimo, che va dal semplice turista ad un turista attento e di alta scolarizzazione. Le tendenze future riguardano la possibilità di aprire negozi che possano soddisfare le richieste sia di carattere culturale che ludiche ed estetiche, con sbocchi anche su internet, attraverso l’e-commerce. Il successo di un’area preposta al merchandising museale è decretato dalla localizzazione, che deve essere sulla traiettoria d’uscita del museo o nelle immediate vicinanze e ben evidente.

Di fatto, per costituire un’attività di merchandising museale si può costituire una società mista con persone con varie specializzazioni ( marketing, comunicazione storia dell’arte, ecc). Oggi i canali di comunicazione si sono moltiplicati in maniera notevole e un’attività del genere, se supportata da un forte spirito imprenditoriale, competenze e strategie ben definite di marketing, può avere un enorme successo, come testimoniano le realtà già presenti sul territorio italiano, spesso laureati che decidono di mettersi in proprio inventandosi un mestiere come questo, che hanno in seguito allargato l’attività anche a consulenze, produzione di manufatti ispirati alle opere museali vendute nei bookshop dei musei, consulenze didattiche culturali, consulenze editoriali, consulenze archeologiche e artistiche.

Una domanda importante adesso sorge: Quali opere d’arte possono pubblicare senza incorrere a restrizioni o violazioni?

Facendo una ricerca, vi segnaliamo questi due siti, dopo potrete informarvi sull’argomento.

Keblog e Exibart

In Keblog c’è una collezione di ben 375.000 opere d’arte del famoso Metropolitan Museum di New York è stata messa a disposizione di ogni utente su internet: ogni opera d’arte è utilizzabile gratuitamente e senza restrizioni per qualsiasi scopo, compreso l’uso commerciale.

Invece Exibart ci informa che da gennaio 2021 si celebra il Public Domain Day, il giorno in cui decade il copyright e le opere d’arte possono essere restituite al pubblico dominio. Vi consigliamo di leggerlo, molto importante se vi interessa avviare una vendita con le seguenti opere d’arte.

Con il Print on Demand è possibile creare il proprio Store ed i propri prdootti di Merchandising. Ovviamente questo non è valido solo per i Musei, ma anche per merchandising per Esport, Eventi musicali, Eventi Sportivi ecc… Sfruttate le informazioni fornite da noi, ma anche da tutto il web, sopratutto per licenze e violazioni di copyright.